Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: La Spina Silvana
Titolo: La creata Antonia
Editore: Mondadori
Un romanzo storico di ambientazione siciliana: si pensa subito a Marianna Ucria, al Gattopardo, agli Uzeda: invece questo è un libro diverso, la scrittura è più moderna, il linguaggio composito, la forza delle immagini del barocco si contrappone alla levità di certe immagini tipiche del costume e della cultura dei Lumi: ecco dunque i fasti del palazzo dei Principi di Roccaromana, le sagrestie delle chiese catanesi, l'interno dei conventi dove monache pazze perché ingiustamente rinchiuse si consumano in delitti scellerati , in orribili cupio dissolvi, nei sogni di una libertà che i philosophes hanno promesso nei loro libri proibiti, ma che nella Sicilia ancora medioevale di fine settecento è solo un'utopia di pochi inguaribili sognatori; a queste immagini si contrappongono quelle delle conversazioni dei nobili, dei cicisbei, dei belletti e dei nei, dei banchetti sontuosi, della moda dei capelli à la Brute, delle tunichette trasparenti che le dame prendono dalla moda francese, dei cappelli à la Polonaise, dei musicisti famosi come Cimarosa e Bellini, mentre arriva l'eco delle opere di Mozart e la musica divina di un certo Beethoven. In questo ambiente ricco di suggestioni si inserisce la storia della serva, la creata Antonia, personaggio fenmminile con una grande carica metaforica: è donna, è una trovatella, è il popolo, eppure si trova sulla strada di una famiglia artistocratica di cui sarà involontariamente croce e delizia: di lei si innamoreranno, in modi diversi, la monaca illuminista Madre Crocifissione di Dio, e suo fratello, il principe Vincenzo di Roccaromana, e le loro vicende si intrecceranno con quelle storiche della rivoluzione partenopea del 1799, viste dall'osservatorio decentrato della lavica Catania. Un romanzo appassionante, ricchissimo di suggestioni, espresso in una lingua che alterna registri dialettali ad un raffinato italiano.

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